C’è un luogo nel cuore dell’Alto Lazio dove la bellezza del paesaggio incontra una sfida concreta: dimostrare che coltivare la terra in modo sostenibile non solo è possibile, ma è anche una scelta economicamente vincente. Si chiama Villa Caviciana e si affaccia sul Lago di Bolsena, tra i confini morbidi della Tuscia, dove Lazio, Umbria e Toscana si stringono la mano. È la prima tenuta agricola del FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano –, un modello vivo di quella sostenibilità che oggi tutti invocano, ma che qui prende forma ogni giorno tra vigne, uliveti e boschi. La dimostrazione di uno dei principi del FAI: si tutela il paesaggio solo vivendolo.
Donata al FAI nel 2022 dalla Fondazione Fritz e Mocca Metzeler, la tenuta nasce dal sogno di due coniugi tedeschi, partiti per una vacanza e tornati innamorati di queste colline. Dal 1989 hanno costruito, ettaro dopo ettaro, un’azienda agricola moderna, biologica ante litteram, dove ogni attività – dalla viticoltura all’olivicoltura, dall’apicoltura alla pastorizia – è pensata per rispettare l’equilibrio della natura.
Villa Caviciana oggi
Oggi Villa Caviciana è affidata alla gestione di Caviciana Società Agricola s.r.l., guidata da due imprenditori italiani con visioni complementari: Giuseppe Scala, radici profonde nel mondo del vino, e Osvaldo de Falco, innovatore dell’economia digitale. Insieme portano avanti un progetto che ha un’ambizione chiara: fare dell’agricoltura sostenibile non un’eccezione, ma una nuova normalità.

Il rispetto per l’ambiente è il primo pilastro: niente pesticidi o chimica invasiva, ma pratiche biologiche, rotazioni colturali, attenzione alla biodiversità. I 20 ettari di vigneto e i 35 di oliveto si integrano armoniosamente in un ecosistema che comprende campi, pascoli, prati e boschi. Boschi di castagni, querce e pini. Le varietà coltivate – Aleatico, Procanico, Roscetto, ma anche Merlot e Cabernet – sono lavorate con metodi che riducono al minimo l’impatto ambientale.
Ma sostenibilità, qui, significa anche cura delle persone. Chi lavora a Villa Caviciana – giovani agronomi, operai agricoli, tecnici di cantina – è parte di una comunità, non un ingranaggio. La squadra storica della tenuta lavora fianco a fianco con nuove generazioni di professionisti, in un passaggio di conoscenze che è il vero antidoto allo spopolamento rurale.
Infine, sostenibilità è anche visione economica. Per il FAI, Villa Caviciana è un laboratorio a cielo aperto che dimostra come coltivare bene non solo protegga il paesaggio, ma generi valore. I vini prodotti – otto etichette di vino e due grappe – sono frutto di una filiera controllata, trasparente, certificata. Si va dal Celestio, 100% Aleatico, al Valloresia, Procanico in purezza, dal rosato Tojena ai Metodo Charmat Lorenzo e Lorenzo Rosé, fino al passito Maddalena. Le due grappe, una bianca e una invecchiata, ottenute da vinacce di Cabernet, sono distillate ad Alba nella storica Marolo.
La cantina
Tutto prende vita nella cantina ipogea, progettata da due architetti tedeschi, dove tecnologia e architettura sostenibile si fondono in uno spazio efficiente e armonico. Il tufo locale riscalda le pareti, le linee essenziali si fondono con il paesaggio. Dalle vetrate si ammira il lago, incorniciato dai vigneti e da un prato punteggiato di arte contemporanea. È una dichiarazione d’intenti: il paesaggio non è solo sfondo, ma protagonista.

Giornate del FAI
Villa Caviciana è aperta al pubblico per visite e degustazioni. Durante le Giornate del Fai di Primavera (22 e 23 marzo 2025) sarà aperta per una passeggiata con guida tra i vigneti. Oltre che per un tour guidato della nostra cantina con degustazione.
11.30-12.30 e 15.30.
Oltre ogni giornata ed evento, la Villa più che una semplice cantina, è un luogo dove la sostenibilità smette di essere uno slogan e diventa una pratica quotidiana. Dove il vino racconta una storia più ampia, che parla di rispetto, lungimiranza e amore per la terra.
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