C’è qualcosa di profondamente simbolico nella primavera giapponese, qualcosa che va oltre la bellezza fragilissima dei ciliegi in fiore. È un momento che ha il sapore di un nuovo inizio, radicato in secoli di cultura e spiritualità. Non a caso, l’anno scolastico e fiscale cominciano ad aprile, proprio quando i sakura tingono le città e i villaggi di rosa pallido e bianco, e l’intero Paese sembra respirare in una sospensione dolce, poetica, quasi fuori dal tempo.
Chi ha avuto la fortuna di camminare sotto i ciliegi in fiore sa quanto quel gesto – alzare lo sguardo, lasciarsi toccare dal vento che porta con sé una pioggia di petali – somigli a un rituale intimo. Ma c’è molto di più. La primavera, in Giappone, è anche il momento in cui le montagne liberano i loro sentieri dalla neve, i vulcani si risvegliano lievemente, i laghi tornano limpidi, gli animali riappaiono nei boschi, e le isole si vestono di glicini, camelie e azalee.
Primavera in Giappone: non solo ciliegi in fiore
E se è vero che milioni di viaggiatori ogni anno si spostano per assistere all’hanami – la contemplazione dei fiori di ciliegio – è altrettanto vero che, lontano dai grandi viali alberati e dalle folle cittadine, si apre un Giappone più silenzioso, ancestrale, che si lascia scoprire nei suoi parchi nazionali. Luoghi dove la natura detta ancora il ritmo della vita, e dove l’essenza della stagione si coglie non solo con gli occhi, ma anche con i piedi sporchi di terra, le mani appoggiate sui tronchi e il respiro colmo di vento e resina.
Dai crinali innevati delle Alpi giapponesi alle coste scolpite dello Shikoku, dalle isole del Mare Interno alle pianure vulcaniche del Kyushu, la primavera diventa un invito a esplorare. Un invito a rallentare. A perdersi, e forse anche a ritrovarsi.
1. Shiretoko: là dove finisce la terra
A nord, quasi ai confini del mondo conosciuto, c’è una lingua di terra selvaggia che si spinge nel Mare di Okhotsk: è la penisola di Shiretoko, in Hokkaido. Il suo nome, in lingua Ainu, significa proprio questo: “la fine della terra”. E basta mettervi piede in primavera per capire quanto quella definizione sia ancora oggi esatta.

Qui, dopo il lungo sonno invernale, la natura si risveglia con una forza quasi primordiale. I ghiacci cominciano a ritirarsi, le cascate tornano a scorrere e gli orsi bruni – simbolo del parco – lasciano le tane per cercare cibo nei boschi. Nei Cinque Laghi di Shiretoko si specchiano le montagne ancora bianche, i cervi sika pascolano tranquilli e le aquile di mare di Steller volano sopra le scogliere.
Chi ama camminare troverà sentieri tra betulle, larici e foreste di conifere, mentre chi sceglie la via del mare potrà salpare su una delle piccole crociere che, costeggiando la penisola, rivelano pareti rocciose di cento metri e spruzzi di balene e delfini all’orizzonte. A Shiretoko, il tempo si misura in stagioni, e il silenzio ha mille voci: il vento tra gli alberi, il fruscio delle foglie, il richiamo degli animali.
2. Alpi Giapponesi: tra neve e cielo
C’è un luogo, nel cuore del Giappone, dove la primavera si fa strada lentamente, quasi con pudore, tra i crinali ancora innevati delle Alpi giapponesi. Le montagne qui non sono solo paesaggio: sono memoria, spiritualità, silenzio verticale.

Il Parco Nazionale che si estende tra Nagano, Gifu e Toyama è un intreccio di vette maestose, gole profonde, acque termali e antichi sentieri. Il celebre percorso di Tateyama Kurobe, che si attraversa con funivie e trenini panoramici, regala uno degli spettacoli naturali più insoliti: il “Muro di Neve” di Yuki-no-Otani, un corridoio bianco con pareti alte fino a 20 metri, ancora intatto ad aprile.
Ma la neve cede presto il passo ai primi fiori alpini, ai laghi che si sciolgono piano, al cielo limpido che si apre sopra le creste. È il momento perfetto per esplorare le cascate Shomyo, la diga di Kurobe o spingersi verso la “valle dell’inferno”, Jigokudani, tra paesaggi che sembrano usciti da un’antica leggenda shintoista.
3. Ise-Shima: il respiro degli dèi
Nel sud della regione del Kansai, tra colline morbide e un mare punteggiato di isolette, si trova il Parco Nazionale di Ise-Shima. È un luogo in cui la bellezza naturale si intreccia con quella spirituale, dove ogni albero sembra parlare una lingua antica e l’acqua dei fiumi scorre con una calma cerimoniale.
Il cuore pulsante del parco è l’Ise Jingu, il santuario più sacro dello Shintoismo, dedicato alla dea Amaterasu. La sua storia si perde nel tempo, e ogni vent’anni viene ricostruito secondo un rituale millenario che celebra il rinnovamento e l’impermanenza. Intorno, foreste sacre, ponti in legno e sentieri che odorano di muschio e incenso.

Ma Ise-Shima è anche un luogo vivo: le coste frastagliate si affacciano su baie tranquille, i pescatori issano le reti mentre i cormorani e i falchi disegnano l’aria con le loro traiettorie. Le rocce Meoto Iwa, unite da una corda sacra, si stagliano contro il sole nascente come due antichi amanti. Qui la primavera è fatta di luce dorata, di mare calmo, di silenzi che parlano d’eternità.
4. Setonaikai: l’arte delle isole
Tra Honshu e Shikoku si apre il Parco Nazionale di Setonaikai, il più vasto del Giappone. Un arcipelago di isole e promontori, sospeso tra mare e cielo, dove la primavera è un mosaico di fiori, vento salmastro e luce liquida.
Le isole, in questa stagione, si accendono: camelie, glicini e campi in fiore fanno da cornice a uliveti, villaggi di pescatori e sentieri vista mare. Ma Setonaikai è anche un parco della mente: Naoshima e Teshima sono diventate icone del dialogo tra arte contemporanea e paesaggio. Sculture sulla spiaggia, musei sotterranei, installazioni che si fondono con la natura.

È un luogo dove l’uomo ha imparato a vivere in equilibrio con l’ambiente, e dove la bellezza non è un concetto, ma un’esperienza quotidiana. Setouchi, come la chiamano i locali, è il Giappone delle piccole cose: una barca all’ancora, un sentiero nel bosco, un glicine in controluce.
5. Muroto: la geologia dell’anima
Nel profondo sud dello Shikoku, là dove l’oceano incontra la terra con forza antica, il Geoparco di Muroto racconta una storia scolpita nelle rocce. Non è solo un parco, ma una mappa vivente della Terra che cambia: qui si cammina su antichi fondali marini, spinti in superficie da terremoti e forze invisibili.

Il paesaggio è ruvido, potente, affascinante. Le scogliere cadono a picco sul Pacifico, le grotte marine sembrano bocche aperte sul passato geologico del pianeta. Capo Muroto offre viste che tolgono il fiato, soprattutto all’alba, quando il mondo sembra riemergere con te.
In questo luogo, anche lo spirito si fa silenzioso. Non a caso, fu qui che Kukai – il monaco fondatore del buddhismo Shingon – si ritirò per meditare. Muroto è un luogo di inizio, di ascolto, di profondità.
6. Aso-Kuju: il cuore che fuma
Infine, nel cuore dell’isola meridionale di Kyushu, si apre un paesaggio che sembra respirare: il Parco Nazionale di Aso-Kuju. Dominato dal Monte Aso – il più grande vulcano attivo del Giappone – e dalla catena montuosa di Kuju, è una terra che vive, pulsa, fuma.

In primavera, le distese attorno al cratere si tingono di giallo per la fioritura della senape selvatica. Più in alto, le azalee rosa Miyama Kirishima accendono gli altipiani di colore. Il Parco Floreale di Kuju è un piccolo Eden: più di 500 varietà di fiori si aprono al sole, tra tulipani, narcisi e papaveri.

Sicilia: in viaggio con il Gattopardo
di Giovanna Romeo
È un paesaggio in continuo divenire, fatto di contrasti: il fuoco sotto, la fioritura sopra. Le paludi di Tadehara e Bogatsuru, i laghi, le sorgenti termali, tutto racconta la forza di una terra giovane, ardente, bellissima.
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