Kim Rossi Stuart nei panni del Principe Salina in una scena girata ai Quattro Canti di Palermo (Ph: Lucia Iorio/Netflix)
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Il Gattopardo e la Sicilia: viaggio tra nobiltà, memoria e luoghi del celebre romanzo

Da Palermo a Ragusa, passando per Santa Margherita di Belice e Siracusa: un percorso nella Sicilia de Il Gattopardo, tra palazzi aristocratici, sapori identitari e atmosfere che oggi rivivono anche nella nuova serie Netflix. Un viaggio nella storia di un’isola che cambia per restare sempre se stessa.

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Il viaggio inizia da Palermo. Città natale di Giuseppe Tomasi da Lampedusa e cuore de Il Gattopardo, il romanzo da lui scritto e pubblicato postumo nel 1958, considerato uno dei capolavori della letteratura italiana del Novecento. La città è ancora oggi incredibilmente distinta e aristocratica. Elegante e decadente al tempo stesso, con i suoi palazzi nobiliari, le botteghe artigiane, il vivace e chiassoso mercato di Ballarò.

I paesaggi raccontano secoli di storia dove quel sentimento dominante di Risorgimento, di passato e presente, si mescola nella fastosità della nobiltà siciliana. Il libro racconta, infatti, il declino dell’aristocrazia siciliana attraverso la storia del principe Fabrizio Salina, nobile siciliano che con malinconia assiste ai cambiamenti della società. La celebre frase “Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”, pronunciata dal nipote Tancredi, riassume il tema centrale del romanzo: il trasformismo politico e sociale.

L’ascesa di Giuseppe Garibaldi, l’Unità d’Italia, le trasformazioni sociali che fanno da sfondo a un
mondo elitario, l’aristocrazia siciliana le cui strutture di potere trovano sempre il modo di adattarsi, sono l’affresco riprodotto e l’autentico spirito del libro. Il concetto di Risorgimento e le idee progressiste, insistono sull’idea di un rinnovamento inevitabile anche quando la direzione è, e sarà sempre, nelle mani dei soliti gruppi di potere.

Gattopardo – Dal romanzo alla serie TV

Luchino Visconti e Burt Lancaster sul set esterno de Il Gattopardo (1963), in piazza Croce dei Vespri, Palermo.
Luchino Visconti e Burt Lancaster sul set esterno de Il Gattopardo (1963) a Palermo


Il romanzo fu adattato per il cinema nel 1963. Il film diretto da Luchino Visconti ebbe un cast straordinario, tra cui Burt Lancasternel ruolo del principe Salina, Alain Delon nel ruolo di Tancredi Falconeri e Claudia Cardinale nel ruolo di Angelica Sedara. Vinse nello stesso anno la Palma d’Oro al Festival di Cannes. Ancora oggi è considerato uno dei più grandi film della storia del cinema italiano. È con la serie televisiva italo-inglese distribuita su Netflix in sei puntate a partire dal 5 marzo 2025 – il secondo adattamento dopo il celebre film, con Kim Rossi Stuart nel ruolo del principe Salina -, che la Sicilia torna protagonista e cresce la voglia di scoprire i luoghi che hanno ispirato questa storia epica.

I luoghi de Il Gattopardo

L’ingresso nella Sicilia del Gattopardo non può che iniziare nel centro storico di Palermo: una passeggiata tra Via Giuseppe Garibaldi, Piazza Vittorio Emanuele II, Via Francesco Crispi, i Quattro Canti, Piazza Pretoria e la Cattedrale – ripresa più volte sia nel film che nella serie tv -evoca subito il romanzo. Imperdibile la visita di Palazzo Gangi, oggi dimora nobiliare privata (è necessario prenotare per una visita guidata). Qui fu girata la scena del ballo finale, una sequenza lunga ed elaborata che rappresenta simbolicamente il passaggio di potere dalla nobiltà alla borghesia.

La Cattedrale di Palermo è protagonista sia della serie tv che del film di Luchino Visconti
La Cattedrale di Palermo in uno fuori onda della serie tv sul Gattopardo (Ph: Lucia Iuorio/Netflix)

Per entrare nel contesto storico e vivere il fascino ottocentesco del romanzo, meritano una visita il Palazzo dei Normanni e la Cappella Palatina, rappresentazione del fasto dell’aristocrazia siciliana. Anche se non compaiono tra le pagine. E l’affascinante Orto Botanico, luogo amato dall’autore, dove il principe Fabrizio studiava le stelle. Tra le location più belle della serie tv Netflix, invece, troviamo Palazzo Comitini con la sua Sala Martorana – dove hanno ambientato le scene più quotidiane – e Palazzo Biscari, amatissimo da Goethe. Quest’ultimo, però, si trova a Catania.

Tra film e serie tv

È Ciminna, il piccolo borgo in provincia di Palermo scelto da Luchino Visconti per rappresentare Donnafugata – il feudo della famiglia Salina nel film – la “vera” Donnafugata cinematografica. Ancora oggi, passeggiando tra le sue strade e visitando la Chiesa Madre di Santa Maria Maddalena, dove fu girata la scena dell’arrivo del principe e della sua famiglia, si può immaginare il set delle riprese. La produzione Netflix ha invece scelto la bellissima Siracusa per dipingere e rappresentare questo luogo fuori dal tempo e dallo spazio. Alcuni scene di forte impatto sono ambientate al Palazzo Beneventano del Bosco e nella Chiesa di Santa Lucia della Badia.

Palazzo Benventano del Bosco, nella serie Netflix Il Gattopardo, diventa la residenza di Donnafugata (Ph:Netflix)
Palazzo Benventano del Bosco, nella serie Netflix diventa la residenza di Donnafugata (Ph:Netflix)

Salemi, nel cuore della Sicilia occidentale, fu una delle prime città a proclamare l’unione con l’Italia nel 1860. Divenne capitale d’Italia per un giorno e qui si respira il fermento di quel periodo. Il Museo del Risorgimento racconta le gesta dei Mille e il borgo conserva il fascino della Sicilia del tempo, con il suo castello normanno e le stradine di pietra. A Santa Margherita di Belice, in provincia di Agrigento, visse invece Tomasi di Lampedusa. A Palazzo Filangeri-Cutò, che oggi ospita il Museo del Gattopardo con cimeli e documenti sulla storia del libro e del film, lo scrittore trascorse l’infanzia.

Il nome evoca subito il romanzo. Il Castello di Donnafugata (Ragusa), è una masseria divenuta castello, uno dei modelli a cui Tomasi si ispirò per la residenza della famiglia Salina. Le sue stanze affrescate, la terrazza con vista sulla campagna, l’immenso giardino che riesce ancora a incantare con i suoi sentieri e le storie sussurrate dai suoi viali, richiamano alla memoria le atmosfere pompose dell’Ottocento siciliano.

Il cibo: metafora della trasformazione sociale

Altrettanto significativo all’interno del romanzo, segno evidente del cambiamento, anche l’aspetto gastronomico. Nel romanzo il cibo non è solo nutrimento, ma frammenti di storia che restituiscono una Sicilia caratterizzata da tante contaminazioni culturali: normanne, arabe, spagnole, francesi. Dagli agrumi ai dolci tipici come la cassata e i cannoli, la gastronomia ha trovato piena fusione tra lusso e antiche tradizioni, con le influenze borghesi. Usi e costumi a tavola tradotti, via via che il romanzo scorre in una cucina meno sfarzosa e più pragmatica.


Se il banchetto nuziale di Angelica e Tancredi è un convivio aristocratico, un trionfo di piatti complessi e opulenti, tra cui il celebre timballo di maccheroni, simbolo della fastosità gastronomica dell’epoca, le panelle e lo sfincione, il vino Marsala o il Nero d’Avola, raccontano le semplici tradizioni popolari. L’ascesa di una nuova classe sociale: concreta, meno raffinata, più borghese.

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Scritto da
Giovanna Romeo

Master Sommelier Alma Ais, Esperto Assaggiatore Onav, Bartender di 1° livello Campari Academy. Caporedattore di Vendemmie Adnkronos Wine, scrivo di vino, cibo e viaggi per diverse testate tra cui la rivista cartacea James Magazine.

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