Veduta della mostra "Storia di L.F." al Mart di Rovereto questa primavera
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Futurismo, auto, libri d’artista: la primavera al Mart di Rovereto

Quattro mostre temporanee e un arricchimento importante della collezione stabile, rendono imperdibile la primavera di uno dei più importanti Musei d'arte contemporanea d'Italia

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Composto da ventimila opere e decine di fondi d’archivio e librari, il patrimonio del Mart attraversa gli ultimi 200 anni di storia dell’arte. Con focus quasi unici sul patrimonio italiano. Frutto di una lungimirante politica di acquisizioni, depositi e donazioni, ha reso il museo di Rovereto una delle più interessanti realtà museali per l’arte contemporanea. E se la collezione permanente conta più di 400 opere che vanno dal 1830 al 2007, anche questa primavera le mostre temporanee sono tra le più interessanti d’Italia. Dall’8 marzo hanno aperto le loro porte la collezione di Vincenzo Paolillo, il riallestimento della collezione L.F., un focus sull’opera di Marco Ferri e il prezioso omaggio a Guido Strazza e ai suoi libri d’artista.

Le mostre temporanee del Mart

Atlante. La collezione Paolillo al Mart (8.03 – 15.06 2025)

Una mostra, quella curata da Alessandra Tiddia – curatrice e conservatrice del museo -, che si inserisce in maniera organica nella storia stessa del Mart. Il patrimonio del museo è da sempre composto da collezioni private confluite nel tempo nella disponibilità del Mart. Nel solco di questa dinamica attività di ricerca e rapporti istituzionali, si inserisce la donazione, recentemente formalizzata, del mecenate ligure Vincenzo Paolillo (La Spezia, 1939). Con il suggestivo titolo di Atlante sono state messe in mostra alcune opere del corpo donato; soprattutto carte, dipinti e sculture provenienti dalla collazione di arte moderna del donatore.

Figura affascinante quella del collezionista ligure. Dai primi anni Settanta, in parallelo al suo lavoro di avvocato specializzato in diritto del lavoro, porta avanti un hobby che ben presto diviene una seconda vita: la fotografia subacquea e i reportages di viaggio a carattere naturalistico ed etnografico. I suoi scatti gli sono valsi numerosi premi e formano un vero e proprio Atlante, da qui il nome della mostra, che vive della stessa passione per i colori e la profondità della vita e della natura che troviamo nella sua collezione.

Uno scatto dalla mostra "Atlante. La collezione di Paolillo al Mart"
Uno scatto dalla mostra “Atlante. La collezione di Paolillo al Mart”. Ph. Mart Rovereto

Varie le correnti accarezzate ed esplorate dalla ricerca di Paolillo. Dal Futurismo al Dadaismo, dal Novecento Italiano alla stagione Informale, regala opportunità uniche. Tra queste un rilievo particolare ha il nucleo di opere legate all’Espressionismo tedesco, che portano al Mart un periodo ancora scarsamente rappresentato in Italia. Più che attuale lo sguardo lucido e impietoso degli artisti in mostra che, citando Gustav Hartlaub, desideravano “superare le meschinità estetiche della forma attraverso una nuova oggettività nata dal rifiuto della società borghese dello sfruttamento”. A questo corpo appartengono opere di George Grosz, Karl Hubbuch, Otto Dix, Franz Radziwill, Christoph Voll e Rudolf Schlichter.


Storia di L.F. Visioni di un collezionista (8.03 – 15.06 2025)

Morandi, de Chirico, Kandinskij, Klimt. Ma anche una Ferrari appartenuta a Clint Eastwood e una Lancia Aurelia B24 S del 1955. La collezione di Luigi Ferro, uno dei più grandi collezionisti italiani del ‘900, scomparso nel 2005, è un tesoro quasi senza pari. E torna, dopo 19 anni dalla prima volta, a mostrarsi nella sua interezza.

La Collezione L.F. – come viene chiamata – non appare in pubblico nella sua interezza dal 2007, quando fu la matrice di Maestri del ‘900: da Boccioni a Fontana; da allora ha vissuto in molte mostre, in tanti musei, dall’Europa (Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris, Fundación MAPFRE, Martin Gropius Bau) agli States (Metropolitan Museum of Art, NYC). Oggi torna in scena in un grande evento, con un focus sulla vita del collezionista. L’opposto della volontà di ogni collezionista, dai tempi delle Wunderkammer. Eppure per noi contemporanei un immenso dono che arriva grazie alle intuizioni e al lavoro del curatore Denis Isaia.

Una veduta della mostra "Storia di L.F." al Mart di Rovereto questa primavera. Nello scatto una Lancia Aurelia B24 S del 1955
La Lancia Aurelia B24 S del 1955 in mostra in una delle sale dedicate a Ferro. Ph. Mart

Storia di L.F. è una narrazione sentimentale dell’uomo Ferro attraverso le opere che ha più amato. Isaia riesce a farlo creando un excursus temporale e artistico che scorre attraverso i nuclei che più hanno mosso i sentimenti e le passioni del collezionista. Ci si può immergere nella sua infanzia osservando le opere più rurali e figurative, come La Cavalcata di Virgilio Guidi o apprendere il ruolo che le donne hanno avuto nella sua vita osservando tanto le Donne sul Terrazzo (Massimo Campigli), che Nena, di Arturo Martini. Una delle opere più interessanti fa da cerniera tra l’anima più privata e la passione per la modernità: Ritratto di Madame S. (Gino Severini), un pastello che rappresenta una svolta storica. Una delle prime riflessioni sull’applicazione della teoria futurista ai ritratti. L’esempio, inoltre, dei molteplici spunti di studio e riflessione che la Collezione L.F. può regalare.

E se i momenti più intimi sono raccolti nelle diverse opere di de Chirico, non si può non soffermarsi a osservare le riflessioni, in opere, sui nuovi linguaggi del secondo ‘900. Concetto spaziale di Lucio Fontana (1960), può decisamente portare sulla giusta via.


Marco Ferri. Abbi dubbi (8.03 – 15.06 2025)

Da un’idea di Vittorio Sgarbi, Presidente del Mart, questa mostra curata da Denis Isaia contiene soltanto opere provenienti dallo studio dell’artista laziale. Le testimonianze presenti nell’esposizione copre due decenni ed entrambe le anime di Marco Ferri: arte plastica e pittorica in continua danza l’una con l’altra. Le spesse tavole dipinte da Ferri, infatti, tendono alla tridimensionalità grazie con una superficie materica che punta alla sottrazione più che all’aggiunta e strizza l’occhio da molto vicino alle più varie tecniche di restauro. Un meticciato artistico che torna anche nelle sculture, che spesso prendono in prestito geometrie e colori di ascendenza pittorica.

Uno scatto della mostra dedicata a Marco Ferri "Abbi dubbi" questa primavera al Mart di Rovereto
Uno scatto della mostra dedicata a Marco Ferri “Abbi dubbi”. Ph. Mart di Rovereto

I dubbi richiamati nel titolo dell’esposizione non sono affatto casuali, ma si ricollegano alla fluidità e alla poca determinatezza nelle dimensioni che caratterizzano le opere dell’artista. E il suo stesso operare. “Un’attitudine da sofisticato bricoleur”, come si legge in alcuni documenti di presentazione della mostra, è quella che lo definisce: smontare e rimontare, senza fine. Non un riferimento diretto all’attitudine estetica e conservativa degli orientali, ma un qualcosa di filosoficamente vicino. Marco Ferri con il suo smontare e rimontare regala un racconto che viaggia tra la caducità naturale del tempo e della vita umana, e il libero gioco della forma e del colore che alla vita invece sorridono. Come nella sua produzione di ceramica, da Dittico (2007) alle opere senza titolo degli ultimi 5 anni.


Libri d’artista di Guido Strazza. La donazione al Mart (8.03 – 29.06 2025)

Dei 103 anni di vita del raffinato pittore e incisore grossetano, in questa mostra sono contenuti oltre 7 decenni. Quelli che l’artista stesso ha donato al Museo di Rovereto nel 2018. E che si concretizzano 32 libri d’artista, 28 incisioni, 20 disegni a pastello, inchiostro, tempera, e un grande dipinto su tela. Innegabilmente un corpus di grande impatto.

Opere che raccontano un lunghissimo percorso di vita e di arte e tutto il suo lavoro di ricerca sui segni e i loro linguaggi che nasce nel periodo in cui studia ai laboratori della Calcografia Nazionale. A partire da Cuzco – Machu Picchu (1953), per giungere a Novena (2002), l’esposizione presenta alcuni esemplari della straordinariamente lunga ricerca artistica di Strazza, concentrata dapprima nel rigore dei rapporti segno-luce e luce-geometria per poi giungere a una produzione sempre più caratterizzata dalla gestualità.

Uno scatto della mostra "Libri d'artista di Guido Strazza"
Uno scatto della mostra “Libri d’artista di Guido Strazza”. Ph Mart

Un’esibizione luminosa, quasi rasserenante negli spazi, serafici nella loro impostazione tanto da portarti direttamente e senza distrazioni nei tratti delle opere. Tra gli esemplari più intensi il Dies Irae del 1991 (incisioni originali di Strazza per la Traduzione di Emilio Villa dal testo latino di Tommaso da Celano) e Le immagini vengono senza preavviso del 2001 (Sei poesie di Leonardo Sinisgalli e tre incisioni di Guido Strazza).

Sources:
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Scritto da
Giusy Dal Pos

Cinquant'anni (circa), padovana, eppure non è mai riuscita a farsi dare della gallina. Pur provandoci. Oggi vive a Marne-la-Vallée, alle porte di Parigi, dove traduce libri e beve tè. E champagne ovviamente, ma mai insieme.

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