Basta aprire i social media per capire quanto la focaccia al formaggio abbia influenzato la vita di Recco e dei suoi cittadini. Il geotag “Recco – Patria della Focaccia al Formaggio” appare nelle storie e nei post dei cultori di questo prodotto che ne fanno un vanto quasi personale. Partiamo dalle origini di un prodotto all’apparenza povero, ma che muove l’economia più di ogni altra realtà gastronomica territoriale.
La vecchia capitale gastronomica
Recco era conosciuta per essere la capitale gastronomica del Levante ligure, un appellativo che ha parzialmente smarrito nel corso degli anni, ma che sta ritrovando il suo appeal originario proprio grazie alla focaccia al formaggio. Farina, acqua, sale, olio e formaggio. Pochi ingredienti per un prodotto da forno ormai celebre in tutto il mondo. Lo si trova ovunque, ma quello “originale” c’è solo a Recco. Sarà l’aria del mare o una buona dose di marketing ben pensato, fatto sta che un prodotto culinario è diventato uno dei principali traini economici della città. In questa cittadina ligure si viene per le spiagge e per i sentieri naturalistici dalla bellezza tipica ligure, dove i monti si gettano in mare lasciando senza fiato i visitatori. Tutto, però, ha una base comune, fare una pausa a base di focaccia al formaggio.
Recco, l’importanza della territorialit
Viene da chiedersi cos’abbia di così speciale, a questo punto. La risposta è semplice da un lato e più complessa dall’altro. Ormai le materie prime per realizzare qualsiasi piatto della tradizione italiana si trovano in tutto il territorio senza difficoltà. Un buon risotto alla milanese lo si può degustare anche in Abruzzo con l’ottimo zafferano di Navelli e la manualità di un abile cuoco. Mancherebbe, però, il contesto territoriale che va a fare da sfondo all’esperienza gastronomica. L’idea di uscire dal ristorante e trovarsi dinnanzi il duomo o il castello sforzesco rende il tutto completo. Lo stesso discorso è applicabile alla focaccia di Recco. Potrebbe essere ottima anche nel centro storico di Torino, ma non ci sarebbe il mare. L’idea di associare un piatto a un luogo è da sempre parte della cultura gastronomica italiana e qui ha una valenza ancor più diversa, tutta personale.

Risorgere dalle ceneri con l’ausilio del cibo
A Recco la focaccia al formaggio è diventata Igp, proprio a rimarcare questo legame indissolubile con il territorio. È da quel momento, nel 2015, che si è trasformata in un simbolo e un’istituzione. A causa del suo tragico passato legato ai bombardamenti bellici, Recco non può contare sulla conformazione urbanistica tipica dei borghi liguri. Il suo carattere moderno lo si ritrova, così, non solo nell’architettura, ma anche nella voglia di trovare qualcosa che la caratterizzi al di fuori dagli schemi convenzionali. La focaccia è stata fondamentale in questa operazione di marketing territoriale, un modo per far conoscere la città e per aiutarne l’economia interna.
Le attività preposte alla produzione della focaccia al formaggio bastano a dar lavoro a più di 500 addetti. Difficile, ad oggi, trovare un altro prodotto in grado di muovere in questi termini l’impiego di un paese. Si può inglobare nel discorso il tema delle feste organizzate attorno al prodotto. La distribuzione gratuita di focaccia al formaggio che avviene ogni anno la terza domenica del mese di maggio è un importante rilevatore di presenze in città. Turisti che, con la scusa di un assaggio, apportano il loro contributo economico a tutto tondo.
La focaccia, non è tutto oro quel che luccica
Un progetto virtuoso che nel tempo ha dimostrato di avere qualche pecca. La voglia di avere un prodotto riconducibile univocamente al territorio di origine e appartenenza ha reato qualche problema nel milanese. Partiti alla volta della Lombardia e ormai con le mani in pasta, i fornai liguri sono stati fermati dai Nas con l’accusa di frode alimentare.
Già, perché nel disciplinare – e nel cuore di tutti i recchesi – la focaccia al formaggio Igp si può fare solo a Recco. Una misura di protezione, quella della denominazione, che si è rivoltata contro gli stessi ideatori. Un’altra caduta di stile la si ritrova nelle “no-limits challenge”. Sull’onda delle gare statunitensi dove vince chi mangia, o meglio dire ingurgita in stile oca da fegato grasso, più focaccia è stato replicato il format, con esito forse più grottesco che divulgativo. Come spesso accade, anche in questo caso, c’è chi si schiera.

di Fiorella Palmieri
I puristi fedeli al disciplinare e chi la vive in maniera più serena, riconoscendo la bontà del prodotto fatto dalle abili mani esperte dei fornai di Recco, ma senza fare di ogni focaccia trovata una tragedia greca. Tante amicizie sono finite a causa di questo prodotto e altrettante sono nate, unite dal buon cibo e dalla tradizione senza troppe pretese.
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