Se c’è un piatto che unisce più dell’inno nazionale, che consola più di una carezza e che accende dibattiti più del campionato di Serie A, quello è la carbonara. Il 6 aprile si festeggia il Carbonara Day, nato nel 2017 come evento social grazie all’Unione Italiana Food e all’International Pasta Organisation, oggi diventato una sorta di rito collettivo. Un giorno per celebrare, condividere, e, diciamocelo, anche un po’ litigare (con affetto) sul guanciale vs pancetta, pecorino vs parmigiano, spaghetti vs rigatoni.
Del resto, chi ama davvero la carbonara lo sa: non si tratta solo di una ricetta, ma di una fede, una poesia di tuorli e croccantezza, una coccola cremosa che fa dimenticare i lunedì (che, non a caso, secondo Glovo sono il giorno in cui se ne ordinano di più).
Persino Ugo Tognazzi, grande attore e cultore dei piaceri della tavola, ne era ossessionato: la sua versione personale – raccontano le cronache – prevedeva l’aggiunta di panna e cipolla. Eppure nessuno osava contraddirlo, perché la cucina per Tognazzi era un laboratorio giocoso, ironico, liberissimo, dove la regola d’oro era il gusto. E la carbonara era il suo piccolo vizio privato.
E per noi contemporanei? Il formato conta!
Lo conferma anche l’indagine di Unione Italiana Food e AstraRicerche: per il 93,4% degli italiani, il formato della pasta è cruciale, e per quasi la metà (47,2%) è addirittura fondamentale per la riuscita del piatto. Gli spaghetti dominano (59,9%), seguiti da rigatoni e mezze maniche. E c’è chi osa: l’84% è pronto a sperimentare formati unconventional.
Durante l’evento “Formato Carbonara” a Milano, tre grandi chef – Barbara Agosti, Sarah Cicolini e Luciano Monosilio – hanno proposto la loro versione della “carbonara perfetta”. Una sfida? Forse. Ma soprattutto una celebrazione.
Carbonara da record: numeri, amori e comfort food
Secondo Glovo, oltre 400.000 porzioni sono state ordinate in Italia in un solo anno, con Roma regina incontrastata (25% degli ordini), seguita da Milano (21%). Ma attenzione al Nord: +115% in Lombardia, +178% in Veneto. Record a Pavia (+341%) e Busto Arsizio (+233%). Novembre è stato il mese più “carbonaroso”, con un picco record il 15 febbraio 2025: post-San Valentino malinconico? Forse. Ma dolce, anzi salato, grazie a un bel piatto di carbonara. E poi c’è lui: il cliente romano che ha ordinato 104 carbonare in un anno. Standing ovation. È il nostro Carbonara Lover 2025.
Oggi, mentre gli hashtag #CarbonaraDay e #FormatoCarbonara spopolano sui social, noi abbiamo deciso di celebrare la ricorrenza con un tour d’Italia attraverso alcuni degli indirizzi imperdibili dove questa delizia viene esaltata, reinterpretata, fatta danzare sul palato. Alcuni classici, altri audaci. Tutti indimenticabili.
Le Migliori 6 carbonara fuori Roma (anzi, fuori dal Lazio)
1. Alessandra Iannello – Dù Cesari (Torino e Lissone, MB)

Qui la carbonara è quella della nonna Pia, con mezzi rigatoni, guanciale e pecorino rigorosamente laziali. Danilo Pelliccia, alias Er Pelliccia, si è conquistato Torino con due locali e ora arriva in Lombardia con un terzo. Must da provare: la Tartufonara, una carbonara profumata di tartufo che conquista al primo morso.
2. Manolo Orgiana – Salsamenteria (Cagliari)

Una carbonara che parla sardo. Materie prime d’eccellenza: mezza manica del pastificio Cicalò di Isili, guanciale affumicato Levoni, pecorino Lazzone (a latte crudo e non pastorizzato) e uova bio di Villacidro. Un piatto che profuma di terra, territorio e sapienza contadina.
3. Marco Colognese – Dolada (Plois, BL)

Siamo a 900 metri d’altezza, vista lago di Santa Croce. Lo chef Riccardo De Pra firma una carbonara alpina: spaghetti, guanciale homemade croccante, uovo in camicia e una grattata generosa di pecorino. Un piatto di comfort e vertigine.
4. Francesco Bruno Fadda – Sale&Pepe (Sassari)

Una bottega con cucina dove la carbonara è cremosa, equilibrata, col guanciale ben croccante. Si serve lunga, ma si può chiedere anche in un formato diverso. Il tocco in più? Gli ingredienti si comprano direttamente in bottega, per rifarla a casa e sentirsi un po’ chef.
5. Giusy Dal Pos – Eggs (Milano)

Eggs è un inno alla carbonara. Una carta tutta dedicata: dalla classica alla variante col tartufo nero, passando per quella con ‘nduja e stracciatella (attenzione, crea dipendenza). E poi, per gli amanti della storia, c’è anche la mitica versione del 1954 pubblicata su La Cucina Italiana, con aglio, gruviera e pancetta. Sì, avete letto bene.

Gragnano, viaggio nella città della pasta
di Fiorella Palmieri
In conclusione: viva la carbonara, sempre
Che siate puristi o sperimentatori, che la preferiate con il guanciale croccante o l’uovo vellutato, lunga o corta, la carbonara è un piatto che racconta l’Italia meglio di qualunque discorso. È storia, comfort, memoria, amore, ironia. È libertà di sbagliare, ma con gusto.
E oggi, nel giorno del #CarbonaraDay, la regola è solo una: godersela, senza sensi di colpa. Buon appetito!
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