La Calabria, terra antica e misteriosa, è da sempre avvolta in un alone di mito e leggenda. Baciata dal sole e accarezzata dai venti del Mediterraneo, questa regione non è solo un lembo di terra, ma un vero e proprio crocevia di culture e tradizioni millenarie. E in questo scenario incantevole, il vino ha trovato un habitat ideale, diventando parte integrante dell’anima calabrese.
Le prime viti, si narra, furono portate dai coloni greci, che riconobbero subito il potenziale di questo territorio per la viticoltura. Da allora, un legame indissolubile si è creato tra la terra, il clima e la passione dell’uomo, dando vita a vini unici e inimitabili. Ogni sorso è un viaggio nella storia, un assaggio di sole e mare, un incontro con l’anima più autentica della Calabria.
Calabria: terra di mito e vino, un legame profondo
La Calabria è un luogo dell’anima e della visione. Non una semplice regione produttrice, ma uno scrigno che coniuga radici antiche e coraggio innovatore, capace di trasformare la tradizione in avanguardia e l’identità in valore competitivo.
Nella Calabria del vino non trovi solo etichette o aromi da decantare, incontri storie, assapori memoria, tocchi il futuro. Respiri una narrazione fatta di nomi, volti, gesti e sogni. Calabria Straordinaria, claim scelto non per titolo istituzionale, ma per verità vissuta.
Tre storie, una sola identità: la Calabria
Il messaggio è chiaro: la Calabria non è solo una terra fertile ma una visione collettiva. Ogni bottiglia, un racconto. Ogni etichetta, un’appartenenza. A intrecciare questa narrazione, tre denominazioni: Cantine Zito, Ippolito 1845, Spadafora 1915. Tre visioni, tre modi di intendere la viticoltura, un solo messaggio: la Calabria del vino esiste, cresce, conquista.

Le Cantine Zito rappresentano la memoria storica. I fratelli Zito rinnovano un’eredità che si tramanda da quattro generazioni, dal lontano 1870 quando il bisnonno Stefano iniziò a coltivare le vigne sulle colline assolate di Cirò. Oggi proprio loro, i bisnipoti Valentino, Francesco e Stefano, portano avanti il nome della famiglia e l’onore della terra con passione e rispetto. Appena presentato un nuovo Greco Nero in purezza, giovane interprete di un’antica tradizione, vellutato e dalla beva gentile, pensato per conquistare nuovi palati.
Un vino non solo buono, ma giusto
Ma la consacrazione è arrivata con Enotrium, Cirò d’eccellenza che porta nel nome l’eco della Magna Greciae nel calice la forza identitaria di un territorio. Selezionato dalla catena MD come unica etichetta calabrese per il progetto “Autoctoni d’Italia”, è un riconoscimento alla coerenza e alla determinazione con cui i fratelli Zito hanno portato l’anima calabrese al grande pubblico. Un vino che non è solo buono, ma giusto: parla di autenticità, riscoperta e responsabilità, verso il consumatore, la memoria agricola del Sud e un’idea di vino che non rincorre il mercato, ma lo educa. Così, nel calice firmato Zito, la Calabria non è solo un’origine: è una dichiarazione d’intenti.
Magliocco e Merlot, morbidezza e versatilità senza tradire l’anima mediterranea della Calabria
Poi c’è Tenute Spadafora 1915. La storica azienda cosentina non punta solo sulle nuove etichette, ma vuole raccontare un’idea di viticoltura come responsabilità e visione. Tra le colline del Savuto e il respiro antico di Donnici, propone vini ancorati alla terra ma capaci di parlare linguaggi nuovi. Come il Solenero, rosso agile e moderno, da servire fresco. Un blend di Magliocco e Merlot vinificato con criomacerazione per offrire morbidezza e versatilità senza tradire l’anima mediterranea. Un vino nato non per seguire tendenze, ma per anticipare l’esigenza di un pubblico giovane e curioso.

Ma il cuore pulsante della tenuta calabrese, tuttavia, ha un nome potente e delicato: Rosaspina. Un rosato luminoso da Greco Nero e tre mesi di barrique, nato dalla sensibilità di Manuela Micieli, oggi anima di Tenute Spadafora. Rosaspina è anche un manifesto etico. Per ogni bottiglia venduta, un euro va all’associazione Una Mano sul Cuore, per la prevenzione oncologica femminile.
Tenute Spadafora ha unito produzione e accoglienza, enologia e territorio
Con la sua bottiglia cipria satinata, riflette dignità, femminilità e resilienza. Rosaspina non urla, ma lascia il segno. Sotto l’energia di Manuela, Tenute Spadafora ha unito produzione e accoglienza, enologia e territorio, dando forma a una Calabria che propone, crea spazio con intelligenza e stile, ricordando che un buon vino può parlare al cuore e alla coscienza.
Nel grande racconto del vino calabrese, infine, non possono mancare le Cantine Ippolito 1845, che occupano da sempre un capitolo distinto, scritto con mano ferma e profonda coerenza. Non solo Azienda storica – la più antica della regione, fondata nel cuore di Cirò – ma visione imprenditoriale capace di evolversi in chiave contemporanea, intercettando i codici dell’eccellenza. L’annata appena trascorsa ha portato riconoscimenti brillanti, a partire dall’ultimo in ordine di tempo: l’Alta Onorificenza di Bilancio al Premio Industria Felix come migliore impresa vitivinicola calabrese per performance gestionale e solidità economica.
Ippolito 1845 unica cantina calabrese tra le top di OperaWine

In occasione dell’ultima edizione di Vinitaly a Verona, Ippolito 1845 è stata poi, ancora una volta, l’unica cantina calabrese annoverata tra le top di OperaWine, la speciale selezione promossa dal salone veronese in collaborazione con Wine Spectator, la più importante rivista internazionale del settore. I vini, come sempre, hanno parlato con forza: al concorso internazionale 5StarWines – The Book, tre etichette hanno ottenuto punteggi importanti – Liber Pater 91 punti, Mare Chiaro e Pecorello 90 punti.
E poi c’è il Pescanera, eletto miglior rosato d’Italia da L’Espresso. Un vino che ha sorpreso e incantato, che non cerca l’effetto, ma lo ottiene: grazia, eleganza, radicamento. In una parola: identità. Oggi Paolo, Vincenzo e Gianluca Ippolito guidano l’azienda con equilibrio tra eredità e innovazione. Le loro scelte sono frutto di metodo: ogni bottiglia è un passo misurato verso una visione che non segue le mode, ma lavora per durare. Così, con sobria autorevolezza, Ippolito 1845 tratteggia una Calabria silenziosamente vincente, che parla con eleganza, costruisce con rigore, si afferma con discrezione.

Brunori Sas tra parole, musica e vino
di Guglielmo Gigliotti
Con queste tre cantine la Calabria non cerca la scena: se la prende. Con gusto e merito.
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