Uno scatto dall'archivio del Gruppo Finanziario Tessile, in mostra all'archivio di stato di Torino dall'8 maggio
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GFT: quando la moda prese le misure al Paese

Dal sistema delle taglie all’emancipazione femminile, l’eredità del Gruppo Finanziario Tessile raccontata attraverso una mostra partecipata all’Archivio di Stato di Torino.

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Se oggi possiamo ordinare un abito online o acquistare un capo senza provarlo ma con la certezza che ci calzerà a pennello è anche grazie al sistema di taglie basato su una ricerca antropometrica condotta dal GFT – Gruppo Finanziario Tessile di Torino negli anni Cinquanta dello scorso secolo su oltre 25mila persone. All’epoca, il metodo che ne scaturì rivoluzionò il mercato dell’abbigliamento, permettendo di produrre abiti industriali con una vestibilità senza precedenti. Trasformando, così, l’abbigliamento da prodotto d’élite a fenomeno di massa.

GFT Torino – La storia

Ma la vocazione pioneristica del Gruppo nel campo della democratizzazione dell’abbigliamento è insita nel suo dna. E nelle radici ben piantate nel sistema industriale piemontese già dall’Ottocento. Il GFT Torino nacque nel 1930 dalla fusione tra la biellese Lanifici Rivettie la torinese Donato Levi e fu proprio quest’ultima che, nel 1887, produsse un prototipo di abito confezionato. Il modello andò poi perduto nel 1943, a causa di un bombardamento. Fin dal suo esordio, oltre alla commercializzazione dei prodotti dei Lanifici Rivetti, il GFT iniziò a specializzarsi nella produzione di abiti confezionati, dai modelli maschili a quelli da lavoro fino alle forniture militari. La produzione massiccia necessitava di un canale di vendita dedicato e così nacquero, a Torino, i primi negozi Facis e Marus.

Fu nel Secondo Dopoguerra che il GFT rivoluzionò completamente l’assetto societario e delle proposte di mercato. Correva il 1954 quando i tre fratelli Rivetti (Silvio, Pier Giorgio e Franco) assunsero la proprietà totale del Gruppo cedendo le loro partecipazioni nei Lanifici Rivetti e dando vita a quello che, fino agli anni ’90 del secolo scorso, fu un colosso internazionale dell’abbigliamento.

Le tappe del successo

Negli Anni ’50 fu messo a punto il sistema delle taglie. Ma non fu la sola rivoluzione. Vennero poi man mano rinnovate le tecniche produttive grazie a sistemi di importati dagli Stati Uniti, venne ricalibrato il prodotto rendendolo più adattabile alle esigenze della clientela e venne implementata una strategia commerciale che prevedeva di presidiare tutta Italia con una catena di negozi a insegna Marus. Negli Anni ’80, sull’onda della notorietà e del successo planetario della nouvelle vague dei giovani stilisti italiani il GFT inizia, sotto la guida di Marco Rivetti, figlio di Franco, collaborazioni nel segno della moda. Collaborarono con stilisti di fama mondiale come Armani, Ungaro, Dior e Valentino mettendo a segno un’altra rivoluzione: rendere accessibile ai più gli abiti “di lusso”.

Una delle lavoratrici del gruppo GFT Torino in uno degli scatti esposti all'Archivio Storico
Uno degli scatti in mostra all’Archivio Storico di Torino

All’apice del suo sviluppo il Gruppo controllava 35 societ, di cui 20 all’estero, e 18 stabilimenti, 5 fuori dall’Italia. Dava lavoro a oltre 11 mila addetti per un totale di 8 milioni di capi distribuiti nei negozi in 70 Paesi in tutto il mondo. Il fatturato era di oltre mille miliardi di lire. Fra la fine degli anni ’90 e l’inizio del 2000 i problemi finanziari, la morte di Marco Rivetti, i vari passaggi di mano in mano fra banche, holding e fondi portarono, nel febbraio 2003, alla chiusura del GFT.

Un fenomeno di costume

La storia del GFT non è solo quella di un’azienda tessile, ma anche quella di un cambiamento epocale che ha ridefinito il rapporto tra moda, lavoro e societ. Attraverso la produzione in serie, l’emancipazione delle lavoratrici e l’introduzione del prêt-à-porter, il GFT ha lasciato un’impronta indelebile nel costume e nell’industria non solo italiana, raccontando una storia di innovazione, contraddizioni e trasformazioni sociali.

Grazie alle tecnologie introdotte dal Gruppo la moda si democratizzò, diventando disponibile non solo per l’élite ma anche per la classe media. Segnando così, inequivocabilmente, l’inizio di un nuovo modello di consumo. Con oltre 11mila dipendenti, di cui l’80% donne, l’azienda rappresentò anche un motore di emancipazione femminile e di integrazione sociale.

Una mostra “a misura”

Il rinnovo del sistema di standardizzazione delle taglie è l’ispirazione di “Prendere le misure – GFT: una storia di cambiamento sociale e di costume”. La mostra, curata da Lorena Tadorni, che aprirà il 9 maggio all’Archivio di Stato di Torino. L’esposizione rientra nel progetto Re-Play, un format curatoriale che propone riletture partecipate di collezioni museali e archivi da parte di cittadine e cittadini. Un percorso espositivo condiviso, sostenuto da Regione Piemonte e Fondazione CRT, in cui curatori e curatrici sono persone esterne al mondo dell’arte. Professionisti altri che grazie alla loro visione originale hanno contribuito ad arricchire di significati inaspettati il nostro patrimonio culturale.

La mostra GFT Torino vedrà esposti anche alcuni bozzetti di abiti prodotti tra gli anni'50 e'90 del secolo scorso
Alcuni dei bozzetti in mostra all’Archivio Storico di Torino dal 9 maggio

“Prendere le misure” vede in esposizione una selezione di documenti, fotografici e non, provenienti dal vastissimo archivio del GFT. Accanto alla documentazione di carattere amministrativo, il fondo conserva materiale relativo allo sviluppo prodotto e alla pubblicità, come campionari di tessuti, manifesti e opuscoli pubblicitari. Ma anche fotografie, disegni e progetti, tutto per un totale di circa 5000 faldoni.

Dalle foto alle campagne pubblicitarie

Il titolo della mostrarappresenta questa azienda e il perno attorno a cui sono state costruite le sezioni che scandiscono tappe importanti dell’attività GFT: prendere le misure antropometriche, lavorative, di mercato, con l’internazionalizzazione, con la comunicazione e con i grandi stilisti. Il percorso espositivo si snoda fra le foto in bianco e nero delle lavoratrici degli stabilimenti di San Damiano d’Asti e di Settimo Torinese degli anni ‘60 e ’70 e le immagini vintage dei negozi oltre confine. Affascinanti le campagne pubblicitarie creative, come i famosi manifesti di Armando Testa, ma anche i volti dei campioni sportivi negli anni ‘80 e ’90. Non mancheranno, inoltre, alcuni bozzetti, campionari di tessuto e bottoni delle collezioni dei grandi stilisti.

Il particolare che rende questa mostra un pezzo di vita vissuta assolutamente inedito nasce dall’affiancamento tra le informazioni di catalogo, tipiche di una mostra, e le interpretazioni dei partecipanti al progetto curatoriale. Narrazioni di lavoratori e lavoratrici che restituiscono memoria alle opere e contribuiscono a dar loro un “senso rinnovato”. Il giorno dell’inaugurazione, l’8 maggio, questi racconti diventeranno il copione di una trasposizione drammaturgica delle opere.

Dove e quando

Prendere le misure – GFT. Una storia di cambiamento sociale e di costume

Archivio di Stato di Torino  – Sezioni Riunite – Via Piave 21, Torino

9 maggio – 9 giugno 2025


Inaugurazione 8 maggio dalle ore 18 alle 21
Lunedì e martedì ore 9 – 13.30 | mercoledì ore 9 – 13; 14 – 18
Performance drammaturgia delle opere alle ore 18.30

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Scritto da
Alessandra Iannello

I siciliani si dividono fra siciliani di terra e siciliani di mare. Quelli di terra rimangono nell’Isola, quelli di mare viaggiano in giro per il mondo ma tornano sempre a casa. Io sono una siciliana di mare e le passioni conducono la mia vita. Ho fatto dell’amore per la scrittura la mia professione e per questo sono diventata giornalista. Racconto storie di vita, di territori, di viaggi e cibi attraverso la lente delle mie esperienze e del mio sentire. Esploro il territorio insieme alle persone che mi raccontano le loro emozioni e il loro saper fare, un sapere millenario frutto dell’unione di tradizioni e di tecnologie moderne.

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