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ChatGpt può fare una degustazione di vino? Si, e dovrebbe farci riflettere

Abbiamo degustato una bottiglia di Terre di San Leonardo con un sommelier d'eccezione: l'intelligenza artificiale. E ci ha stupiti

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Mettiamo che tu sia a casa. Mettiamo che tu abbia di fronte una bottiglia di vino rosso – non una qualsiasi, ma il San Leonardo, nome che suona già di per sé evocativo, quasi sacrale, un titolo che potresti tranquillamente sfoderare a una cena importante facendo finta di conoscerne la storia senza mai averne realmente letto nulla. Mettiamo, infine, che tu abbia deciso di aprirla con la tua dolce metà. E che in quel momento scatti in te un’illuminazione improvvisa: vuoi sembrare esperto. No, anzi, di più: vuoi sembrare competente. Vuoi fare, come si dice in gergo, “lo splendido”.

Ed è qui che entra in scena l’AI. Perché oggi, nel nostro distopico presente, l’essere umano non si limita più a vivere esperienze, no: le vive con il costante supporto di una macchina che, in questo caso, non solo ti suggerisce cosa dire, ma lo fa con la precisione millimetrica di un sommelier che ha memorizzato secoli di tradizione vinicola senza mai assaggiare un solo bicchiere. Con un paio di clic e qualche parola chiave, ChatGPT diventa il tuo sommelier personale, pronto a guidarti attraverso un’esperienza sensoriale che – diciamocelo – non avresti mai saputo descrivere con così tanta eleganza. Soprattutto non da solo.

Tra il vero e il profano

E allora eccoci qui: un esperimento sociale, un gioco tra il sublime e il ridicolo, tra l’erudizione fittizia e il bisogno disperato di colmare i nostri vuoti di conoscenza con una tecnologia che non ha né labbra per bere né un fegato per reggere. Sei pronto? Versa il vino nel calice, fissa il liquido rubino con sguardo meditativo, e lascia che l’intelligenza artificiale faccia il resto.

L’intervista-degustazione con ChatGpt


Ciao Chat Gpt. Possiamo fare una degustazione di vino assieme? Io sto aprendo una bottiglia di Terre di San Leonardo, raccontamela come farebbe un sommelier.
“Ottima scelta! È un vino rosso trentino raffinato, prodotto dalla storica Tenuta San Leonardo. È un blend che solitamente combina Cabernet Sauvignon, Merlot e Carménère, con un affinamento in botti di rovere che ne esalta la complessità”.

Vino, abbiamo chiesto a Chat Gpt di degustare un grande rosso
Vino, abbiamo chiesto a Chat Gpt di degustare un grande rosso
Analisi sensoriale

Visiva: Versa un po’ di vino nel calice e osserva il colore. Dovresti notare un rosso rubino intenso, con riflessi violacei nei vini più giovani e sfumature granato se ha qualche anno sulle spalle.

Olfattiva: Avvicina il naso al bicchiere e fai una prima sniffata senza agitare il vino. Poi ruota leggermente il calice per ossigenarlo e coglierne tutta l’espressività. Ti arriveranno sentori di frutti rossi maturi (come ciliegia e ribes), spezie dolci (vaniglia, pepe nero), e un accenno di erbe aromatiche tipiche del Trentino. Potresti percepire anche leggere note terrose o balsamiche.

Gustativa: Al primo sorso, senti la struttura elegante e la freschezza tipica della zona. I tannini sono morbidi ma ben presenti, il sorso è equilibrato tra acidità e morbidezza, con un finale lungo e leggermente speziato.

Abbinamenti: Perfetto con carni rosse, arrosti, formaggi stagionati e piatti a base di funghi o selvaggina. Se vuoi un abbinamento locale, prova con un buon spezzatino di cervo o un risotto ai porcini.

Può l'intelligenza artificiale raccontare così bene un'azienda da farti sentire a spasso nei suoi vigneti?
Può l’intelligenza artificiale raccontare così bene un’azienda da farti sentire a spasso nei suoi vigneti?

Non di soli sommelier vive ChatGpt

Grazie ChatGpt, ora raccontami lo stesso vino come farebbe il titolare dell’azienda.

“Il Terre di San Leonardo è l’essenza della nostra tenuta, un vino che incarna la tradizione e il territorio del Trentino. È nato dal desiderio di creare un rosso autentico, accessibile ma con grande personalità, capace di esprimere al meglio il nostro terroir. Ogni annata porta con sé l’impronta del nostro lavoro in vigna, dove selezioniamo con cura Cabernet Sauvignon, Merlot e Carménère, tre vitigni che qui, grazie al microclima unico della Vallagarina, trovano un’espressione straordinaria. L’affinamento in grandi botti di rovere gli conferisce eleganza, senza sovrastare la freschezza e la vivacità del frutto. Nel bicchiere, il Terre di San Leonardo racconta il nostro impegno per un’agricoltura sostenibile e una vinificazione rispettosa della natura. È un vino che parla di casa, di tradizione e di passione. Vogliamo che chi lo beve possa sentire il legame profondo con la nostra terra e la storia che, da generazioni, portiamo avanti con orgoglio”.

Dal produttore all’appassionato

Ecco, adesso sembra quasi che stiamo passeggiando tra i vigneti di San Leonardo con il produttore accanto! Ora raccontamelo come farei io stesso che di vino non sono un esperto.

“Allora, ho aperto questa bottiglia di Terre di San Leonardo e devo dire che già dal colore mi ispira: è di un bel rosso intenso, profondo, sembra quasi vellutato nel bicchiere. Al naso sento subito il profumo di frutta rossa, tipo ciliegia o ribes, ma c’è anche qualcos’altro… forse un po’ di spezie? Vaniglia? Boh, non lo so, ma il profumo è davvero invitante. Al primo sorso è bello strutturato, si sente che è un vino serio, ma non è troppo pesante. Ha un bel carattere, con un equilibrio tra freschezza e quel tocco di legno che lo rende più interessante. Rimane in bocca un bel po’, con un finale che sembra quasi speziato. Non sono un esperto, ma è un vino che mi piace bere. Insomma, un vino che non ha bisogno di tante parole per farsi apprezzare!”.

Riflessioni finali

A questo punto, la serata è andata. Hai detto cose brillanti. Hai parlato di “riflessi violacei” e di “equilibrio tannico”, hai annuito con gravità mentre roteavi il bicchiere. Lei ti ha guardato con un misto di ammirazione e sospetto, chiedendosi se hai segretamente fatto un corso da sommelier o se, più semplicemente, hai trovato un nuovo modo subdolo di barare nella vita. E poi, il dubbio. Il piccolo, insidioso tarlo che si insinua nella tua mente mentre il vino finisce, la conversazione si dissolve, e tu rimani con la consapevolezza che – per quanto tutto sia andato alla perfezione – alla fine non eri tu a parlare. Era l’Intelligenza Artificiale.

Se un’intelligenza artificiale può raccontare il vino come e più di un sommelier, che senso ha ancora la figura del degustatore in carne e ossa?

Ma allora, se un’intelligenza artificiale può raccontare il vino meglio di un sommelier in carne e ossa, che senso ha ancora la figura stessa del degustatore? Anni di studi, viaggi nei vigneti, degustazioni infinite… tutto vanificato da un algoritmo che sforna metafore olfattive con la stessa naturalezza con cui tu cerchi disperatamente di ricordarti se la vaniglia l’hai davvero sentita. O se, magari, l’hai solo letta da qualche parte.

E poi, il colpo di grazia: e se il sommelier stesso, quello umano, quello con il grembiule e il naso allenato, facesse esattamente la stessa cosa? Se anche lui stesse solo ripetendo un copione, lo stesso copione che ora la macchina ha reso accessibile a tutti? Finisci l’ultimo sorso e sorridi. Stasera hai fatto lo splendido. Hai vinto. Ma in fondo, lo sai anche tu, è stata una vittoria costruita su un piccolo inganno. E come ogni inganno ben riuscito, lascia quel retrogusto dolce-amaro di cui, d’ora in poi, non potrai più ignorare il sapore.

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Scritto da
Terry Nesti

20 anni nel mondo dei sigari Toscano. Flaneur per convinzione, ma non sempre per possibilità, si ritaglia anche le sue passeggiate all’interno del variegato mondo delle degustazioni; che in qualche modo sono delle passeggiate virtuali attraverso l’Italia, dove si vaga oziosamente (nel senso latino del termine), senza fretta, sperimentando e provando emozioni.

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